“Ma dobbiamo ridare dignità al lavoro operaio”
Firenze, 15 giu. (askanews) – A Pitti Uomo edizione 104 “c’è molto ottimismo perché si vede che sta tornando il piacere di vestirsi molto bene, che vuol dire giovane, chic, elegante, raffinato”. Ne è convinto il ‘re del cashmere Brunello Cucinelli “E’ molto forte questa sensazione. Abbiamo fatto tre anni di pandemia vestiti in una certa maniera, forse anche due anni prima era molto street. Ora stiamo tornando a vestirci bene”, aggiunge Cucinelli.”Io credo -prosegue- che la pandemia ci abbia lasciato due o tre cose importanti. La prima, di non volgere le spalle alla povertà, quindi vedremo la povertà con occhio diverso, avremo un rapporto totalmente diverso col creato. Avremo una sorta di nuovo contratto sociale con il creato, la terra, l’acqua, gli animali, gli esseri umani. Io penso che sarà un bellissimo secolo”.Come vede l’Italia in questo momento? “Il Paese lo vedo in un modo molto importante. Credo che il nostro Stato sociale ci abbia dato la possibilità di non licenziare durante la pandemia. Essendo noi manifatturieri questo significa che le nostre manifatture sono al completo. Questo è molto interessante. Guardate come sta crescendo il nostro Pil rispetto ad altri Paesi. La disoccupazione si può migliorare ma va bene. Adesso dobbiamo convincere i nostri giovani a venire a lavorare facendo l’operaio. E questo è un problema perché ognuno di noi vorrebbe che l’operaio lo facessero i figli degli altri. Dobbiamo ridare dignità morale ed economica al lavoro, al lavoro operaio”.Cucinelli cita il pensiero dell’economista rinascimentale Benedetto Cutrugli: “Questo piccolo manoscritto del 1453, che mi ha sempre affascinato, è poco conosciuto ma lui parlando del ‘Mercante onorevole’ scrive un’espressione bellissima: quando tu vendi o compri qualcosa fallo al prezzo giusto perché ne varrà del benessere dell’umanità e addirittura del creato. Dobbiamo tornare ad un giusto equilibrio di profitto, tra profitto e dono, ad una giusta crescita dell’umanità. Trovo molto interessante questa idea del giusto”.