Secondo gli esperti la sicurezza passa da un’attenta formazione

Roma, 27 giu. (askanews) – Pensa, elabora e reagisce senza l’intervento dell’uomo. L’intelligenza artificiale ha ormai fatto il suo ingresso a tutto tondo nella realtà di tutti i giorni ed è uno dei settori su cui grandi multinazionali investono quotidianamente per lo sviluppo di programmi e computer. Una vera e propria rivoluzione che coinvolge anche il mondo dell’intrattenimento e degli eventi, a livello di immagini, video e testi. Come nel caso di Venticento, una delle realtà più importanti in Italia nell’organizzazione di eventi e spettacoli.Antonio Lazzaro, fondatore dell’agenzia: “Venticento è un’agenzia di eventi e di comunicazione: facciamo show, delle installazioni interattive e grandi eventi, abbiamo una grande propensione per la tecnologia e l’innovazione che andiamo a studiare tanto, internamente, e questo ci caratterizza. Per noi parlano i nostri clienti: lavoriamo con Google da circa 12 anni e con Pinterest con Tik Tok e con tanti clienti appunto che lavorano in ambito tecnologico. Abbiamo avuto anche il piacere di creare l’installazione interattiva permanente che è tutt’ora presente a Londra nella sede principale di Google. Siamo molto attenti alla tecnologia tanto che durante il periodo del covid abbiamo aperto ilprimo spin-off, il primo spazio sugli eventi digitali in Italia raccogliendo diversi spazi che fanno questa tipologia di eventi.”L’intelligenza artificiale c’è dagli anni ’50, la grande rivoluzione di quest’ultimo periodo è stata data dall’abbondanza dei dati sul mercato, e che rispetto a prima le macchine sono state in grado di studiarli e di elaborarli meglio.”E’ come avere un grande cervello che raccoglie diverse nozioni di diversi ambiti, diversi argomenti, li elabora, li fa propri e poi li ritorna al mittente nelle forme più svariate tramite video, immagini e tanto altro. Senza dimenticare che l’ultilizzo di questo strumento deve essere fatto in maniera oculata e corretta”.Già, perché c’è anche l’altro lato della medaglia, quello della sicurezza dei dati, della privacy, della cybersecurity, come chiarisce Marco Lucchina, di Cynet, una delle principali aziende israeliane di cybersecurity e caccia alle cybergang a livello internazionale: “Le intelligenze artificiali generative accedono a una tale mole di dati che è impossibile determinare, nonostante la normativa richieda trasparenza, quali siano le fonti e quindi se queste fonti siano realmente utilizzabili per produrre contenuti, dall’altra parte c’è il punto di vista dell’azienda nel senso: come fare a salvaguardare i dati delle aziende con l’utilizzo di questo tipo di strumenti e qui lo scenario è che stiamo osservando un’impennata degli attacchi, proprio perché è diventato estremamente più semplice riuscire a rubare informazioni agli utenti, tipicamente utenze e password, per poi accedere a questa tipologia di sistemi. Cosa che richiede un cambio rispetto all’approccio attuale’.E se la parola d’ordine è formazione, le aziende devono cambiare il paradigma rispetto a quanto è stato fatto finora.’Oggi – spiega Lucchina – un’azienda cerca di dare degli strumenti formativi al collaboratore per evitare di incappare in queste problematiche: in realtà questo si sta dimostrando totalmente insufficiente nel senso che anche persone esperte e molto esperte potrebbero incappare in problematiche di questo tipo. A me capita spesso di fermarmi a pensare di fronte a un’e-mail di fronte a un messaggio se effettivamente è un messaggio reale oppure no . quindi questo tipo di responsabilità dove l’azienda dà una formazione e delega al proprio collaboratore della responsabilità di rispondere, non è adeguato. Bisogna passare al contrario: bisogna creare dei processi che tengano Il collaboratore al sicuro rispetto a questo tipo di inganno quindi niente via mail, processi chiari rispetto all’utilizzo di credenziali e come devono essere inserite e quant’altro. In modo tale che si possa dire a un collaboratore: ‘tutto ciò che non è fatto in questo modo semplice escludilo, dimenticalo: non è una cosa che abbiamo mandato noi’. Per colmare il gap – sottolinea – ci vogliono investimenti e gli investimenti di solito si fanno con un intervento governativo. L’abbiamo visto, soprattutto per quanto riguarda le normative europee, che determinate scelte normative hanno imposto determinati investimenti e questi investimenti hanno migliorato lo status quo. Quindi, chiaramente questo significherebbe che nella parte normativa sia indicato diciamo un livello minimo di difesa tra tecnologia e servizio, il numero di persone che si occupano di questo, almeno a seconda del settore. Adesso si sta sicuramente migliorando quindi la direzione è quella. Dall’altra parte le figure apicali in azienda dovrebbero prendere maggiormente coscienza di questo aspetto della sicurezza. Da una parte la normativa, dall’altra non sottovalutare il problema’.

Intrattenimento e showbiz con l’AI, ma con occhio a cybersecurity