L’intervista di askanews alla scrittrice a Mantova nel 2018
Mantova, (askanews) – “La questione della complessità è importante proprio per quanto riguarda le narrazioni mainstream: pensate a Twilight, storia di vampiri. Che tipo di relazione uomo-donna ti restituisce: lei un po’ fessa, normalissima, marginale. Lui bellissimo, ma con un’anima mostruosa, che si scatena quando si scatena il desiderio. Quindi quando lui la desidera, da un lato vuole amarla, dall’altro vuole mangiarla, che è una bellissima metafora del rapporto predatorio maschio-femmina. Pensate a quante ragazzine ci hanno sognato e a quante delle loro madri ci hanno sognato, perché il mercato ha individuato anche un piccolo target che si chiama Twilight Moms, donne che hanno già dei figli, ma che leggono ancora le cose che leggono le figlie adolescenti, che non è un segmento così piccolo”.Così la scrittrice Michela Murgia ad askanews, ospite al Festivaletteratura di Mantova nel 2018 per presentare il suo libro “L’inferno è una buona memoria”. “E’ Romeo e Giulietta, siamo sempre lì, come in Io e te tre metri sopra il cielo – ha aggiunto Murgia -. Certo, Moccia non è Shakespeare, però non riusciamo a liberarci dall’idea di un amore che si chiuda con il lucchetto e la chiave, che è una cosa che serve a mettere in carcere le persone o a preservare la proprietà privata. Se non investi in queste storie non capisci perché poi in cronaca ti ritrovi con altre storie nelle quali i nomi non sono di personaggi, ma di persone, e le avventure non sono tali, ma sono drammi che riguardano vite vere”.