Bassoli: noi abbiamo scommesso, in Usa il nostro è il più potente

Cernobbio (Como), 1 set. (askanews) – L’intelligenza artificiale non esisterebbe senza i super computer, i motori della nuova era dell’informatica che permettono la raccolta e l’elaborazione dei dati. “Il loro utilizzo cambia i paradigmi di business delle imprese e i servizi delle pubbliche amministrazioni”, dice Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia a Cernobbio per il forum Ambrosetti.”Io ritengo che chi dominerà il mondo del super computing da un punto di vista di utilizzo, delle infrastrutture del proprio Paese, dominerà anche l’economia nei prossimi 50 anni. Noi sui super computer abbiamo scommesso da parecchi anni: abbiamo installato negli Stati Uniti il super computer più potente al mondo al Dipartimento di energia. E abbiamo fatto partire il super computer più potente in Europa, in Finlandia, che fa 550 milioni di miliardi di operazioni al secondo”.Strumenti essenziali per poter valorizzare i dati che l’umanità ha accumulato negli anni, anche per esplorare nuovi modelli matematici per lo studio della meteorologia e per analizzare gli impatti degli eventi climatici sulla Terra. Con un’attenzione particolare alla protezione delle informazioni elaborate.”Anche il tema dell’Intelligenza artificiale pone un problema importantissimo che è la sovranità del dato: far sì che ci siano delle legislazioni che permettano a chi ha i dati di poterne governare, utilizzarli e decidere a chi darli e non darli. Altro tema importantissimo è la cybersicurezza: dobbiamo garantire la sicurezza dei dati partendo dai dati dei cittadini. La nostra azienda è al centro per far sì che si possano dare delle soluzioni per poter proteggere il dato nel ciclo di vita e qualora avvenga un attacco in pochi secondi ripristinare il servizio della Pa o il business dell’azienda senza dover pagare riscatti e senza che questi dati vengano rubati da qualche entità fraudolenta”.

Super computer motore dell’Ai, HPE: dai dati un nuovo paradigma