Presentato studio di Assosoftware-Confindustria-Luiss Data Lab
Roma, 11 ott. (askanews) – Investimenti per far crescere un settore ad alto valore aggiunto, quello del software, ma anche la necessità di dotarsi di capitale umano, che è cruciale per lo sviluppo di un comparto nel quale ci sono ampie opportunità di crescita. Queste le esigenze sottolineate dal rapporto “Cultura del software. Sviluppo italiano – Peso e centralità del software in Italia”, realizzato da Luiss Data Lab, dal Centro studi di Confindustria e da Assosoftware, presentato a Roma. Spiega il presidente di Assosoftware Pierfrancesco Angeleri: “Noi abbiamo deciso di fare questa ricerca insieme con la Luiss e con il Centro studi di Confindustria proprio per dimostrare l’impatto sull’occupazione e sullo sviluppo economico. Noi riteniamo che l’Italia in questo momento non stia utilizzando al meglio il potenziale di avere aziende che sviluppano software. Manca di attrattività il nostro paese per portare investitori sul software. Software, che ha un traino di occupazione di grande qualità con un moltiplicatore di valore aggiunto nettamente superiore rispetto agli altri comparti. Quindi abbiamo voluto provare ad accendere un faro proprio con l’obiettivo di stimolare poi il governo, tutti gli stakeholder a iniziative a supporto”.La parola chiave è diffondere la cultura del software, puntando sul capitale umano che è cruciale in un settore come questo. Dice ancora Angeleri: “Per renderla più attrattiva bisognerebbe riuscire a fare più cultura. Ma cultura all’interno del paese. Oggi si parla sempre di macchine, di fabbriche, si parla molto poco di materiale. Il materiale ancora oggi resta un concetto che nella testa della politica sia profondamente connesso. Se io penso all’India, l’India ha oggi più di 5 milioni di sviluppatori ed è stata capace di attirare grandi aziende a investire. Noi oggi facciamo una grande fatica. Questo tema deve diventare più rilevante nelle agende del governo. E poi bisogna fare delle politiche per consentire alle aziende di poter crescere in questo settore sia in termini di facilità sull’assunzione, quindi detassazione sulle assunzioni o detassazione per quanto riguarda l’acquisto dei software”.Anche secondo Alessandro Musumeci, capo della segreteria tecnica presso il sottosegretariato alla transizione digitale, la cultura tecnica è fondamentale per cogliere l’opportunità tecnologica e a questa va aggiunta un’azione per irrobustire le imprese italiane del comparto: “Credo che nell’evento di oggi organizzato da Assosoftware sia emersa una parola importante, che è nel titolo dell’evento: cultura. Credo sia necessario investire in cultura per rafforzare quella cultura tecnica, quelle competenze tecnologiche che sono fondamentali per produrre software. E’ necessario un cambio culturale e quindi non solo privilegiare l’area umanistica, ma anche tenere in grande considerazione quella che è la formazione tecnica nel nostro paese e mi pare che in questo momento il ministero dell’Istruzione e del Merito stia facendo dei passi avanti importanti. Al tempo stesso occorre rafforzare la filiera. E’ emerso anche nel convegno di oggi come sia necessario un effetto di aggregazione, che non può che essere gestito dalle associazioni come Assosoftware, per poter aggregare la domanda di diverse aziende e uscire da quell’effetto nanismo che è tipico del nostro paese, dove esistono tante piccole imprese con pochi addetti che però poi, a livello multinazionale, non riescono a sfondare, non riescono a utilizzare strumenti evoluti e tecnologicamente avanzati.In questo senso, un segnale dovrebbe venire anche dalla manovra che è in fase di scrittura: “Certamente ci saranno investimenti in formazione. La formazione, abbiamo compreso tutti, che è fondamentale per la crescita del nostro paese. Quindi sarà necessario non tagliare investimenti in formazione e anzi rafforzarli. Rafforzare anche di tipo immateriale, per far crescere il nostro paese che sulla parte tecnologica, in particolare sulla parte informatica, è rimasto indietro ma che vuole essere competitivo anche con altre nazioni”.