Intervista in Biennale Musica con l’artista e filosofo britannico

Venezia, 31 ott. (askanews) – La musica dance elettronica come fenomeno che ha avuto un significativo impatto sulla società; la cultura rave come un elemento che oggi possiamo considerare in retrospettiva, anche alla luce di ciò che ha saputo anticipare del mondo ipertecnologico contemporaneo. Steve Goodman, in arte Kode9, è un filosofo, musicista e produttore britannico che ha portato alla Biennale Musica di Venezia le proprie sonorità, ma anche la propria visione. A partire da cosa resta oggi della rave culture.”Questa – ha detto l’artista ad askanews – è forse una lezione che possiamo apprendere dalla cultura rave: essere parte di qualcosa che ci stacca per un secondo dai nostri schermi, che ci allontana dal comportamento consumistico. Lo so, l’industria dei club è parte del sistema del capitalismo come qualsiasi altra cosa, ma in questi momenti provvisori, quando si sperimenta una autonomia, per quanto temporanea, continuo a pensare che si aprano dei portali o delle finestre su una società leggermente migliore, dove la priorità è pensarsi come gruppo invece che come singoli individualisti”. Legato al gruppo della CCRU dell’università di Warwick, vicino a una figura centrale nel ragionamento politico sulla cultura contemporanea come Mark Fisher, Kode9 continua a ragionare in termini di collaborazione come comunità anziché di contrapposizione tra singoli individui. E la sua musica punta a ricreare ancora oggi queste possibilità e ad ampliare i contesti.”Per me come musicista essere alla Biennale – ha aggiunto Goodman – è qualcosa di fuori contesto rispetto alle situazioni nelle quali di solito mi esibisco. Sono molto felice di vedere un’istituzione come questa che si apre a qualcuno che produce non solo musica dance, ma una musica strana come la mia, lontana dal mainstream della dance. Sono sempre interessato a sfidare le gerarchie che dividono la cultura alta e quella bassa, quindi poter portare la mia musica in un contesto come la Biennale mi fa sperare che queste gerarchie siano fluide e magari più flessibili di come possono talvolta apparire”.E poi c’è il tema del rapporto con la tecnologia, che è seminale per la musica elettronica, ma ovviamente investe ormai ogni aspetto della nostra vita. “Gli artisti più significativi oggi – ha concluso Kode9 – stanno imparando a migliorare il proprio lavoro collaborando con le macchine, senza cadere nella logica amico/nemico. Certo, molte persone vedono nell’intelligenza artificiale una minaccia, qualcosa che potrebbe prendere il loro posto sulla scena culturale. Lo capisco, ma continuo a credere che sia paranoico e limitante il non voler trarre vantaggio dalle opportunità artistiche che le nuove tecnologie ci offrono, specialmente quando si tratta di usare la tecnologia in modi diversi da quelli per i quali è stata pensata”.Alla Biennale Musica Kode9 si è esibito nel corso della Nero’s Night, organizzata dalla casa editrice per ricomporre la storia del continuum rave. Insieme a Goodman nel Teatro alle Tese dell’Arsenale ha performato anche Loraine James.(Leonardo Merlini)

Kode9, la cultura rave come portale su possibili società migliori