Con il Ssn l’infertilità non è piu un tabù ma una patologia da curare

Roma, 29 nov. (askanews) – PMA si cambia: dall’1 gennaio 2024 entrano in vigore i nuovi LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, che sanciscono l’ingresso della Procreazione medicalmente assistita nel Servizio Sanitario Nazionale. Con i LEA l’infertilità viene così riconosciuta come una patologia da curare: un cambiamento epocale, che coincide con i vent’anni dalla promulgazione della legge 40 nel 2004 e che ha tra gli obiettivi uniformare l’accesso a questi trattamenti e contribuire ad invertire la tendenza del calo demografico. Secondo i dati 2021 del 17esimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, sono 340 i centri di PMA in Italia, con oltre 86mila coppie che si sono sottoposte a tecniche di fecondazione assistita e 16.625 i bambini nati attraverso questi percorsi, pari al 4,2% del totale dei nati. Con l’entrata in vigore dei nuovi LEA, l’obiettivo è di arrivare al 7% nel 2025.Antonino Guglielmino, fondatore della S.I.R.U – Società Italiana della Riproduzione Umana: “Finalmente le coppie italiane potranno avere lo stesso trattamento in tutto il nostro Paese, in tutte le Regioni, quindi una facilità di accesso garantita dal Ssistema sanitario nazionale che si articola appunto nelle singole Regioni. Anche le coppie dove c’è un problema di necessità di avere un intervento esterno con un gamete è stato anche inserito all’interno di questi Livelli di essenziali di assistenza: quindi possiamo dire veramente una rivoluzione a 360 gradi. Qua si tratta di aprire una nuova stagione, un nuovo periodo, una grande possibilità in un Paese che insieme al Giappone è l’ultimo nella capacità di fare figli. Un vero Pnrr della risposta e della ricchezza di questo Paese, perchè se è un Paese solo di vecchi è chiaro che la nostra capacità di produzione e ricchezza andrà sempre peggio”.Le tecniche eterologhe sono state rese legittime anche in Italia grazie alla sentenza della Corte Costituzionale del 2014, che ha di fatto modificato la legge 40. Tra poco saranno passati dieci anni ma molte coppie ancora non sanno che possono seguire questo percorso nel nostro Paese. Sul tavolo, tra le questioni in sospeso che richiedono una soluzione, restano la copertura dei costi dei trattamenti e il problema del tempo che perdono le coppie prima di poter arrivare a un centro PMA: la sfida è dunque arrivare a modelli organizzativi e assistenziali più funzionali, in grado di garantire un accesso più equo ed inclusivo alle procedure di PMA in tutte le regioni, assicurando qualità, sicurezza e appropriatezza dei trattamenti.Walter Vegetti, responsabile di Struttura Semplice Centro PMA Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano: “Tutte le Regioni saranno tenute a fornire un servizio che attualmente alcune Regioni non forniscono, o forniscono in maniera parziale, a tutti i cittadini. Quindi sicuramente è un grosso passo avanti. L’informazione sulla fertilità dovrebbe essere fornita anche dalla medicina di base, dai medici di famiglia, dal ginecologo ‘normale’, pensiamo all’attività dei consultori. E forse qualche informazione sulla fertilità potrebbe essere, come avviene adesso per la sessualità, anche nella scuola”.Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali definiti, standard di qualità, sicurezza, appropriatezza delle cure, uniformità dei protocolli, maggiore informazione alle coppie e parità sui trattamenti sono quindi gli obiettivi che la S.I.R.U., Società Italiana della Riproduzione Umana, ritiene strategici per favorire l’accesso alla PMA in tutte le regioni con la partenza dei nuovi Lea.

PMA e nuovi LEA, servizi assistenziali più uniformi e inclusivi