Marco Vizzardelli identificato dalla Digos si racconta a Otto e mezzo
Roma, 9 dic. (askanews) – “Dopo la mia dichiarazione pubblica durante il primo atto in prima galleria alla Scala al buio sono stato avvicinato da un personaggio che aveva quel modo di fare che ho intuito immediatamente essere un agente in borghese. Lui ha capito che ero allarmato e mi ha fatto segno di stare tranquillo che non c’era niente di grave. Dopo di che riaccese le luci, iniziato l’intervallo, ha tirato fuori il distintivo e mi ha detto ‘sono della Digos e dovrei identificarla’. Io sono saltato su e gli ho detto ‘perché’ e me ne sono andato al foyer del loggione all’ultimo piano dove sono stato raggiunto da altri tre quattro della Digos e mi hanno ripetuto la richiesta. Gli ho detto ‘perché mi dovete identificare, non vedo il motivo, ho fatto qualche reato?’ ‘No, nessun reato, ma dobbiamo identificarla’”: così Marco Vizzardelli, giornalista originario di Milano, colui che ha esclamato “Viva l’Italia antifascista” durante la serata inaugurale alla Scala, racconta a Otto e mezzo com’è andata.”Se lei non ci mostra il documento è reato. Sì, ve lo mostro, ma non è che ho detto ‘viva l’Italia fascista’, nel qual caso mi avreste legato e portato via giustamente, ho gridato ‘viva l’Italia antifascista’, però se volete il documento… ‘Guardi siamo anche molto d’accordo con lei’, mi han detto, ‘ma il nostro compito è questo’ e allora ho dato loro il documento”, ha aggiunto Vizzardelli, che si è detto “inquietato” da alcune frasi pronunciate in passato dal presidente del Senato Ignazio La Russa.