Il 24% del carico di malattia deriva da rischi ambiente
Roma, 13 dic. (askanews) – Il 24% del carico di malattia a livello globale deriva dall’esposizione a fattori di rischio ambientali, che ogni anno causano più di 13 milioni di decessi nel mondo. Le sfide di salute e quelle ambientali si intrecciano sempre più; ma nonostante una interazione tra i due ambiti, nella maggior parte dei casi questi due filoni continuano a viaggiare su binari paralleli.Per mettere in luce il forte legame tra i due settori è stato presentato il Position Paper “Innovazione, Salute e Sostenibilità nell’ambito del diabete”, realizzato da The European House – Ambrosetti con il contribuito non condizionante di Novo Nordisk e presentato a Roma all’Istituto Luigi Sturzo.Lavorare al contrasto o alla mitigazione dei fattori di rischio, guardando non solo all’inquinamento atmosferico ma anche a inquinamento acustico o luminoso, disponibilità di servizi e prodotti alimentari di qualità o impianti sportivi e coinvolgendo tutti gli stakeholder, dai medici ai pazienti, dai regolatori alle aziende produttrici, genererebbe non solo benefici per il Pianeta ma anche per chi lo abita. Soprattutto per le patologie a più alto impatto, sia in termini di salute pubblica, riducendo mortalità e disabilità, ma anche di costi.”Il fattore ambientale influisce tantissimo nell’insorgenza e anche nella gestione del diabete – spiega Angelo Avogaro, Presidente della Società Italiana di Diabetologia – sicuramente influisce per un motivo molto semplice, ovvero che l’ambiente condiziona lo stile di vita che è fondamentale per ridurre l’insorgenza del diabete ma soprattutto per trattare il diabete. E questo è legato al fatto che il contesto urbano dove noi viviamo ci porta ad essere sedentari. L’importante dunque è passare dalla sedentarietà a una attività che sicuramente migliora il quadro metabolico”.Il diabete, che costa ogni anno 20 miliardi di euro al nostro sistema sanitario tra spese dirette (9 miliardi, pari a 2.800 euro pro capite) e indirette (11 miliardi), è una delle patologie croniche maggiormente condizionate sia in fase di insorgenza che nella progressione dai fattori di rischio modificabili. La sostenibilità ambientale e la qualità della vita sono ancora poco rilevanti nella dimensione di HTA.”Sicuramente – afferma Francesco Saverio Mennini, Direttore del gruppo di ricerca sull’Economic Evaluation – c’è la necessità forte di far cambiare questo paradigma, il percorso è già iniziato con l’approvazione del regolamento europeo HTA. Sicuramente si dà maggiore enfasi, non solo ai domini clinici ma anche a quelli economici dell’HTA. Ricordo che i domini economici dell’HTA in relazione proprio al diabete e all’impatto ambientale riguardano anche la valutazione dell’impatto in termini di qualità di vita, degli stili di vita, dei modelli organizzativi e gestionali della presa in carico del paziente. Tutto questo ha un aspetto fondamentale per quanto riguarda il diabete e potrebbe permettere, questo approccio di HTA, di ridurre fino a un miliardo e mezzo i costi diretti sanitari grazie a un cambiamento di approccio del modello gestionale e organizzativo di presa in carico del paziente che così può accedere rapidamente anche alle tecnologie che si stanno dimostrando molto efficaci”.