Gli artigiani vogliono l’Igp, ma è dibattito con Lindt
Roma, 19 dic. (askanews) – É stata anche ribattezzata la guerra del “gianduiotto”. Il celebre cioccolatino a forma di prisma che si scioglie in bocca è al centro di una battaglia che vede contrapposti gli artigiani torinesi al colosso svizzero Lindt, proprietario del marchio Caffarel. Un comitato di circa 40 cioccolatieri artigianali, sta cercando di ottenere dall’Unione Europea l’Indicazione Geografica Protetta (il marchio IGP) per il gianduiotto.L’obiettivo è valorizzarlo e continuare la tradizione a Torino. Il comitato ha elaborato alcuni criteri da rispettare per ottenere l’IGP: dal 30 al 45% di nocciole tostate del Piemonte, almeno il 25% di cacao e zucchero. La ricetta di 200 anni fa però, secondo il comitato, non soddisfa i gusti della Lindt, proprietaria dal 1997 del produttore italiano Caffarel, che sostiene di aver inventato il gianduiotto. Richiederebbe a sua volta l’aggiunta di latte in polvere e la riduzione del contenuto di nocciole al 26%. Guido Castagna presidente del comitato IGP Gianduiotto di Torino:”Per noi aggiungere latte in polvere al cioccolato è come allungare il vino con l’acqua. Posso fare anche un altro esempio: immaginiamo di avere tre caffè espresso di diversa origine e di aggiungere a tutti e tre del latte in polvere per trasformarli in cappuccino. In questo modo diventa difficile riconoscere l’origine del caffè”. “Non vogliamo togliere nulla alla Caffarel, non stiamo facendo una guerra a Caffarel, per noi può tranquillamente continuare la sua produzione. Ma deve essere chiaro per Caffarel che stiamo difendendo il prodotto dell’epoca”.Antonio Borra, avvocato del Comitato: “Non vogliamo ottenere un IGP (Identificazione Geografica Protetta) per danneggiare la Caffarel ma per valorizzare il territorio, anche perché non potremmo impedire a Caffarel, cioè alla Lindt, di utilizzare marchi che già possiede. Lindt è stata ampiamente rassicurata sul fatto che ottenendo il riconoscimento IGP per il gianduiotto di Torino, nulla verrà tolto a livello di tutela della sua proprietà intellettuale”. Caffarel, dopo la polemica, ha chiarito la sua posizione: si è detta “non contraria all’introduzione di un’indicazione geografica protetta (IGP)” e favorevole a “un accordo di valore”, auspicando che si “possa presto giungere a una soluzione comune, che soddisfi tutte le parti coinvolte”.