Anche Caterina Murino in piazza per chiedere pene più severe
Milano, 15 gen. (askanews) – Un lungo striscione, “Gli animali non si toccano”, sotto l’Arco della Pace a Milano. Oltre mille persone sono scese in piazza per chiedere pene più severe per chi maltratta o uccide gli animali. Una manifestazione nata per chiedere giustizia per Leone, il gattino scuoiato vivo, trovato agonizzante in strada ad Angri (Salerno) il 10 dicembre. Le foto del suo corpo ricoperto da bende, gli occhi che guardano con riconoscenza i medici e i volontari di Cava de’ Tirreni che hanno cercato di salvarlo, hanno scosso le coscienze e dato vita a numerose mobilitazioni.Dopo di lui, però, altri tre casi di animali uccisi: il gatto rosso, chiamato Leone II dai volontari che hanno cercato di salvarlo, trovato a San Ferdinando (Barletta-Andria-Trani) col muso devastato dai petardi da un gruppo di ragazzini; il cane Aron, legato e bruciato vivo dal suo stesso proprietario a Palermo; Grey, il gatto buttato a calci in una fontana ad Alberobello da una ragazzina, morto congelato mentre il video girava sui social.I manifestanti hanno chiesto a gran voce “Giustizia”, mostrando cartelli con le foto di Leone e degli altri animali maltrattati e uccisi. Per dire “basta alla crudeltà umana”, “nessuno deve ignorare”, chiedendo una legge che introduca pene più severe per chi li maltratta e uccide. In piazza anche l’attrice e modella Caterina Murino, spesso in prima linea a sostegno di molte campagne per i diritti degli animali:”In un momento così difficile della nostra esistenza e del Pianeta intero, i tanti, troppi Leone, raccontano le barbarie dell’uomo, la presenza demoniaca della crudeltà nelle persone che materializzano questo scempio; e non si faccia l’errore di pensare questi atti limitati ai nostri fratelli diversi da noi e che la crudeltà sugli animali sia sì un orrore, ma che alla fine resti circoscritta in un mondo che alla fine non ci coinvolga tutti”.”Non devono passare sottotono accadimenti come questi e a gran voce bisogna chiedere e pretendere che fatti del genere non accadono più”.